Si tormentava il labbro inferiore con le falangi insanguinate pensando: “Ammettiamo che anch’io abbia delle colpe nei suoi confronti, per un momento soltanto, facciamolo. Tralasciamo le volte in cui, tornando a casa, l’acidità di stomaco superava quella mentale. Se per un attimo, per un momento, restassimo a guardare quel cadavere ancora caldo, quei capelli bianchi ormai sputati di rosso, quel fastidioso ghigno boccalarga rimasto appiccicato alla faccia nonostante fiotti di sangue sgorghino dalla fronte, potremmo accorgerci di quanto silenzio questa casa stia riacquistando. La madre di mia moglie, la mia cara suocera, la nonna dei miei figli, il più grande rompimento di coglioni che la mia vita abbia potuto sopportare per tutto questo tempo, ebbene, le ho reciso l’aorta con un coltello da pane e asportato parte del cuoio capelluto con l’accetta da legno che tengo vicino al camino, peccato mi tremassero le mani.